Sara era una bambina molto timida e riservata. I genitori l’avevano iscritta al campo estivo per aiutarla a socializzare. Ma lei pareva non voleva saperne. Dal momento in cui arrivava a quando usciva si sedeva in un angolino e a malapena fiatava.
Al contrario suo fratello Mattia non riusciva a stare fermo. Per lui era complicato anche stare seduto durante il pranzo. E ad ogni no che gli veniva detto si irritava ed esplodeva.
Giorgia invece aveva una parlantina molto vivace. Mescolava con naturalezza realtà e fantasia, spacciando per episodi vissuti quello che la sua mente frenetica creava. Per questo spesso veniva tacciata di essere una bugiarda.
Sara, Mattia e Giorgia venivano definiti “bambini difficili” dai loro stessi familiari che, non riuscendo a gestire la loro personalità peculiare, molto spesso ad essi affiancavano figure quali psicologi, educatori, ecc.
Devo ammettere che questo “modus operandi” mi ha sempre lasciata interdetta. Non fraintendetemi. Io sono la prima a ritenere il lavoro dei professionisti della salute indispensabile e fondamentale per il benessere dei piccini. Quello che mi fa pensare è questa fretta nell’affidare loro ogni bimbo che non rispecchia il nostro concetto di “normalità”. Prima di definire un bimbo difficile o problematico impariamo ad osservarlo e ad ascoltarlo. Solo in un secondo momento chiediamo un intervento esterno, che, comunque, deve affiancare noi genitori, non sostituirci.
So cosa vuol dire essere definiti bimbi difficili, io lo sono stata. E vi assicuro che stare da quella parte non è piacevole. Per questo oggi io mi schiero con Sara, Mattia, Giorgia e tutti gli altri bambini che vengono definiti problematici perché non si riesce a gestirli. E vi svelo un segreto che forse vi stupirà per la sua semplicità: molte volte per educare bambini definiti difficili serve solo tanto amore.
Chi sono i bambini difficili?
Prima di proseguire con la stesura dell’articolo, voglio mettere bene in chiaro che non sono una psicologa o una pedagogista. Tutto ciò che riporterò nelle prossime righe deriva dalla mia esperienza con i bambini, sia come animatrice che come mamma. Ma è anche frutto della mia passione per il mondo dei più piccini, che mi ha sempre spinto verso libri a stampo Montessoriano e Steineriano.
Prendete, quindi, le mie parole come quelle di un’amica con la quale vi state confrontando. A proposito, vi ricordo che, se volete scrivermi per suggerirmi qualche argomento da affrontare o per darmi la vostra opinione su qualche articolo già scritto, non dovete far altro che inviare una mail all’indirizzo info@cherieswood.com
E ora, dopo questa premessa d’obbligo, addentriamoci subito nell’argomento di oggi. Vediamo chi è il cosiddetto “bambino difficile”, e perché risulta complicato gestirlo.
Bambini difficili ed emozioni
Non mi è mai piaciuto accostare l’aggettivo difficile alla parola bambino. Come pensate che si senta il piccolino che viene definito in questo modo? Ve lo dico io: si sente sbagliato e non capisce il perché. Ha dentro un turbinio di emozioni che condizionano il suo pensiero e le sue azioni. Gestire il sentire spesso è complicato per noi adulti, immaginiamoci cosa significhi per chi non ha nessuna esperienza in merito.
Un bimbo che risponde in maniera sgarbata, che disobbedisce, che ci sfida continuamente o ci ignora del tutto non per forza è un bimbo con qualche problema cognitivo. Il bimbo che non sa stare fermo non per forza è iperattivo. E non si può parlare di deficit di attenzione per ogni bimbo che ha la testa tra le nuvole.
I nostri figli sono in buona parte il risultato dell’ambiente in cui vivono. Siamo noi a doverli sostenere e aiutarli a crescere. Siamo noi che dobbiamo educarli, cioè aiutarli a tirare fuori le proprie potenzialità inespresse.
Un bimbo che cresce circondato da gentilezza e comprensione è più facile che, a sua volta, diventi gentile e empatico. Un bimbo che viene demoralizzato, messo sempre a confronto con i suoi coetanei, trattato con durezza, come crescerà? Avrà problemi a relazionarsi con gli altri, non avrà un briciolo di autostima, difficilmente riuscirà a portare a termine qualcosa. Un bimbo che subisce un trauma si porterà dietro gli strascichi se non lo elabora come si deve.
Quindi, se nostro figlio ci fa penare con il suo modo di fare, prima di andargli contro o cercare chissà quale problema psico-fisico alla base del suo comportamento, verifichiamo se l’ambiente che lo circonda è sereno e empatico.
I bambini non nascono “difficili”, dice Maria Montessori, è compito nostro aiutarli a non diventare tali.
Educare un bambino difficile, cosa si può fare
Quindi, in concreto, cosa possiamo fare per educare un bambino difficile?
Osservare, ascoltare, parlare e dare il giusto esempio. Mettendo in atto questi semplici comportamenti potremmo entrare più in sintonia con i nostri figli e evitare che assumano comportamenti difficili da gestire.
Osservare per prevenire comportamenti sbagliati
Osservare i nostri bambini è un modo per capirli ancora prima che si esprimano a parole. Da un’attenta osservazione dei loro comportamenti potremmo carpire i tratti della loro personalità. Potremmo individuare i loro bisogni e vedere come reagiscono in determinate situazioni. Cosa li fa sentire a proprio agio? Cosa invece li irrita, o li impaurisce?
Osservarli ci aiuta a capire anche come rapportarci con loro. Ricordiamo che ogni bambino è unico. Quello che per uno può apparire semplice e scontato per l’altro può risultare astruso e difficile. Osservarli è fondamentale per non giudicarli superficialmente.
Vi faccio un esempio. Quando mia figlia frequentava la Scuola dell’Infanzia veniva sempre rimproverata perché i suoi disegni avevano colori improbabili. Il sole poteva essere verde, rosso, blu, ma anche giallo. E lo stesso dicasi per ogni altra cosa. Aurora ci rimaneva male quando veniva sgridata, non capiva dove sbagliava. Sapeva che il sole era giallo, che l’erba era verde. E sapeva anche riconoscere il giallo, il verde e anche tutte le loro sfumature.
Ho dovuto chiedere alle insegnanti di osservarla mentre disegnava. Il suo colorare apparentemente a caso in realtà era frutto di uno schema mentale che la sua testolina aveva creato. Lei metteva tutti i pastelli in fila e poi usava il primo per colorare ciò che trovava nella parte sinistra del foglio.
A questo suo comportamento peculiare sono stati dati tanti nomi col passare degli anni: autismo, asperger, ecc. A me non hanno mai impensierito. La vedevo in pace con sé stessa, era questo che contava. Col tempo anche il suo sole è diventato giallo, e l’erba verde, senza che il suo essere meravigliosamente unica venisse messo in discussione.
Osservare i propri bambini, abbracciarli e accoglierli, aiuta a educarli nella maniera migliore senza farli sentire sbagliati.
Ascoltare e parlare con i bambini per capire cosa hanno dentro
Dare ascolto alle parole e alle emozioni dei bambini significa instaurare con loro un dialogo aperto e rispettoso.
Viceversa, non dare peso ai loro stati d’animo, essere sordi alle loro richieste, significa portarli a chiudersi o a reagire in maniera spropositata. Il bimbo che ci sfida, che urla, e ha frequenti scatti d’ira molto spesso ha solo bisogno di essere compreso.
Creare un ambiente sicuro dove il bimbo si senta libero di esprimersi aiuta molto spesso a risolvere i conflitti sul nascere. Quando noi ascoltiamo i nostri figli, e mostriamo interesse per ciò che hanno da dire, insegniamo loro ad ascoltare. Ed è fondamentale che imparino a farlo: solo così potremmo spiegare loro il perché delle cose. E questo ci verrà molto utile quando dovremo stabilire delle regole o porre dei limiti a determinati comportamenti
Essere d’esempio per educare bambini difficili
Fare bei discorsi ai nostri figli ma comportarci in maniera tale che le nostre azioni non rispecchino le parole non sarà molto educativo per loro.
Faccio un esempio banale. Non possiamo dire ai nostri bambini che non devono urlare o perdere le staffe se noi poi siamo i primi a farlo. I nostri figli ci osservano costantemente. Noi siamo i loro primi modelli, spetta a noi essere d’esempio.
Mostriamo loro come comportarsi in maniera appropriata e rispettosa nei confronti degli altri: il rispetto chiama il rispetto. Mostrarsi gentili e pazienti insegnerà ai nostri figli la gentilezza e la pazienza. Non farsi investire dall’ira o dalle emozioni negative farà nascere anche in loro il bisogno di controllarle. E questo è il primo passo per stroncare i cosiddetti comportamenti difficili.
Come dare delle regole ai bambini
Ascoltare e comprendere i bambini non significa lasciarli liberi di fare ciò che gli passa per la mente. Le regole sono fondamentali per aiutarli a crescere. I bambini ne hanno bisogno, ancora di più quando sono piccoli. Il loro cervello ha bisogno di ordine per potersi sviluppare al meglio.
Logicamente tutte le regole devono essere adattate all’età e al livello di sviluppo del piccolino. I bimbi devono essere in grado di seguirle e capirle. Le regole devono, infatti, sempre essere spiegate con parole semplici, mai imposte dall’alto senza un perché.
I bambini sono in grado di comprendere i motivi per i quali vengono posti loro dei limiti. Magari non saranno felicissimi di non poter fare una determinata cosa che magari li incuriosisce. Ma l’accetteranno comunque le restrizioni che vengono loro imposte se capiranno che servono per garantire sicurezza, serenità e armonia in casa.
Quando è importante sgridare i propri figli?
Ma se il bambino sbaglia cosa bisogna fare? Lo devo sgridare?
Il verbo sgridare non mi piace. Preferisco rimproverare o, ancora meglio, parlargli.
Alzare la voce non porta a nulla. Non è vero che un rimprovero gridato ha più effetto di uno detto con calma. Io ricordo sempre come reagivo, quando ero piccola, ai rimproveri di mia madre e a quelli di mio padre. Mia madre perdeva spesso la pazienza. Urlava di continuo e alla fine questo suo modo di esprimersi è diventato talmente naturale per me che neanche ci facevo caso più di tanto. Mio padre, invece, era molto pacato. Eppure quando lui mi rimproverava, con tutta la calma di questo mondo, io ci rimanevo malissimo.
Quando un bimbo si comporta male è fondamentale farglielo capire, ma non in maniera brusca. Parlate con lui. Fatevi spiegare il perché della sua azione e poi mettete in evidenza perché è sbagliata. Lasciategli il tempo per riflettere e capire le conseguenze del suo gesto. Solo così eviterà di ricascare nello stesso errore in futuro.
Per educare bambini difficili… ritagliamoci degli spazi con loro
Il modo migliore per prevenire comportamenti difficili da gestire è quello di ritagliarsi ogni giorno del tempo da dedicare completamente al nostro bambino.
Entrare nel mondo dei nostri figli è il modo migliore per aiutarli a crescere e ad imparare a gestire le proprie emozioni. Ed è il modo migliore per creare in casa un clima sereno che aiuterà a superare qualunque momento no con fiducia e senza farsi abbattere.
Sonia