Il caldo era ormai insopportabile sull’isola di Potosí e un gruppo di amici si era dato appuntamento alla laguna per giocare insieme e sguazzare nell’acqua per rinfrescarsi.
Non era un gruppo di amici normale, l’isola di Potosí era abitata solo da dinosauri che avevano imparato a vivere insieme.
Viola era la più piccola ma anche la più energica e risoluta, sapeva come farsi rispettare dal gruppo. Saur, più timido e pacifico discendeva dalla nobile famiglia di dinosauri dalle tre macchie gialle sul manto, infine Dino il più pasticcione. Scordava sempre di avere tre grandi corni sulla testa e cosí rimaneva costantemente incastrato nei rami degli alberi.
Il sole era alto, in linea con la vetta del monte Tunupa e questo voleva solo dire una cosa: Dino era in ritardo. “Saur, Viola devo tornare alla caverna prima che torni mamma altrimenti domani non posso uscire! Ci vediamo!” urlò agli amici uscendo dall’acqua trafelato.
“Cosa facciamo adesso?” chiese Viola.
“Possiamo sgranocchiare qualche foglia” rispose Saur.
“Lo sai che io quella cosa non la mangio, non so cosa ci possa trovare tu di tanto speciale!” ribatté Viola, poi proseguí “Dai giochiamo a nascondino!”.
“Che bella idea! Io mi nascondo!” disse Saur pensando di cogliere l’occasione e appartarsi dietro un albero per mangiare qualcosina.
Viola con gli occhi chiusi e il muso rivolto ad una grande roccia nera iniziò a contare: “..sette, otto, nove,…” Saur nel frattempo correva rapido verso un simpatico cactus con fiori rossi sicuramente molto gustosi.
“…diciassette, diciotto, diciannove…” e poi girandosi, Viola urlò: “VENTI!”
La ricerca fu breve, effettivamente una piccola pianta di cactus non poteva nascondere un grande, seppur cucciolo, dinosauro.
“Saur ti ho visto! Non hai nascosto bene il tuo codone scodinzolante!”, urlò divertita Viola andandogli incontro.
Saur non sembrava dello stesso avviso e si ammutolí improvvisamente.
“Saur che ti succede? Ti è andata di traverso una spina?” chiese Viola ridacchiando.
“Guarda lí Viola! Guarda lí!”, disse Saur con gli occhi sgranati e la voce tremante indicando proprio dietro di lei “La montagna sta fumando!”.
Effettivamente era proprio quello che stava succedendo, il monte Tunupa non era un semplice monte, era un vulcano e stava per eruttare!
“Oh no! Che facciamo?” chiese Saur che aveva iniziato a girare intorno al cactus spaventato.
“Calma calma, fammi pensare!” disse Viola, “E fai attenzione con quel codone che lo stai…”
All’improvviso il colpo di genio e la giovane esclamò: “Usiamo la tua grande coda come catapulta e lanciamo queste grosse pietre dritte dritte nella bocca del vulcano!”.
L’idea poteva effettivamente funzionare ed era anche l’unica disponibile al momento, tanto valeva provare.
Ci vollero un po’ di lanci prima che Saur prendesse la giusta mira in direzione del vulcano, ma le pietre erano comunque troppo piccole. “Viola, proviamo con la grande roccia nera!” disse allora il dinosauro.
Con fatica, i due amici spostarono il grande masso in posizione. Era veramente pesante e così grosso che persino Saur fece molta fatica a sollevarlo.
“Forza Saur! Ce la puoi fare!” disse l’amica incoraggiandolo.
Un, due, tre, il grande masso prese il volo e planò direttamente sulla cima del vulcano con un grande tonfo.
Ci erano riusciti! Avevano placato il vulcano Tunupa e salvato tutti gli abitanti dell’isola di Potosí. I due amici scoppiarono in una fragorosa risata e iniziarono a saltellare e ballare di gioia.